sabato 1 settembre 2018

La superstizione islamica



Da che mondo è mondo, le persone superstiziose sono sempre esistite  in tutte le culture e le credenze. In arabo, la superstizione si chiama "Tira" o "Tiyara" o “Tatayur” e deriva dalla parola "Tayr", cioè volatile, uccello. Infatti, gli arabi prima dell'Islam, consideravano di malaugurio, quando uscivano da casa la mattina, vedere volare un uccello verso sinistra, pertanto, rientravano a casa e non andavano a commerciare o a lavorare…Quando l'Islam arrivò, il profeta spiegò che questo era contrario alla fede, ma le superstizioni non sono mai scomparse.
Eccone alcune che sopravvivono anche ai giorni nostri:
•In Marocco quando un neonato è messo nella culla, si dispongono vicino al suo capo vari oggetti: il coltello usato per recidere il cordone ombelicale, uno specchio, una chiave ed un sacchetto contenente erbe (come l’amamelide), sale e allume. Si dice che questi oggetti abbiano il potere di scongiurare gli effetti del malocchio.
• In alcune zone dell’Algeria si usa invece collocare nella culla vicino alla testa del bambino: una chiave, un chiodo, un minuscolo flacone d’acqua che era stata usata per il suo primo bagnetto (al settimo giorno di vita), uno spicchio d’aglio, un po’ di cumino e degli incantesimi scritti. Gli oggetti devono rimanere nella culla fino a che il bambino non li getterà via; dopodiché verranno cuciti dentro al suo guanciale. In questo modo si assicura la protezione contro forze malevole e sconosciute.
• Prima che il il neonato sia messo sul petto della madre, la levatrice spalma sulle labbra del piccolo un po’ di unguento porta fortuna per farlo crescere sano, bello e saggio. L’unguento contiene le ceneri di sette fili di lana colorata, zolfo, olio e verderame. Pratica marocchina.
• Di solito si dà il nome al piccolo il settimo giorno. Se successivamente il bambino dovesse ammalarsi, il nome verrà cambiato visto che il primo si è rivelato inefficace.
• Durante i primi quaranta giorni di vita, il piccolo non verrà mai lasciato da solo in casa, nemmeno per un istante. Se rimane incustodito, c’è il grave pericolo che venga rapito da un “djinn” e sostituito con “un figlio del djnoun”, nato lo stesso giorno del piccolo. Credenza prevalente in Algeria.
• Il quarantesimo giorno dalla nascita del piccolo, la madre viene portata al hammam dalla levatrice che porta in braccio il piccolo. Le altre donne, parenti o amiche della madre la accompagnano. Arrivate sulla soglia del hammam, la levatrice avvicina il bambino alla parte destra della madre per sette volte, esclamando ogni volta: “Tu hai dei figli ed anch’io ce li ho. Tu non distruggere me ed io non distruggerò te. Questo piccolo è mio ed anche tuo”. Il rituale viene ripetuto anche dentro l’ hammam. 
• In quest’occasione la madre e la levatrice devono masticare del cumino, sputandolo in giro per le stanze dove passano. Si accendono due candele che vengono poste in una nicchia nel muro del hammam e lasciate lì  a consumarsi. Questo è un rito viene praticato in Algeria per proteggersi dal djnoun.
• Non è raro vedere in Kabylia strani oggetti cuciti o appuntati al cappellino di un bambino: un dente di cinghiale, un minuscolo sacchettino di zucchero ed uno di spezie. Il dente assicura la crescita sana e forte, lo zucchero una buona disposizione di spirito e le spezie un sonno tranquillo.
• Nell’ambito del trattamento delle infermità causate dai “fratelli” (djnoun della stessa età del bambino che condividono la stessa abitazione), si praticano delle fumigazioni nella stanza o nel cortile. I materiali usati sono: balsamo, legno di aloe, coriandolo e ambra. Le donne che eseguono il rito pronunciano uno scongiuro come questo: “noi siamo uniti dalla nostra vicinanza; non fateci del male e noi non vi faremo del male. Ti supplico, nel nome di Allah onnipotente, di liberare questo bambino.”
• Quando un familiare deve essere liberato dall’invidia, deve bere dell’acqua proveniente dalla scuola coranica locale. L’acqua è stata usata per lavare via le parole del Corano scritte su tavolette (non va mai gettata nei fiumi o nei fossi ma versata in una buca scavata per terra). L’acqua è ritenuta particolarmente efficace se usata di mercoledì.
• Gli amuleti protettivi sono diffusissimi: li usano i giovani, gli anziani, i ricchi e i poveri. Amuleti contenenti versetti del Corano sono ritenuti molto efficaci; vengono preparati dai santoni o dai “tolba” che li vendono alle persone. Vengono indossati allo scopo di scongiurare o curare le malattie, per tenere lontani i pericoli, tra cui il malocchio e il djnuon. I bambini li portano cuciti sui berretti. Le donne e le ragazze li portano intorno al collo o attaccati alle cinture; gli uomini ed i ragazzi intorno al collo, cuciti sul fez o alla catena dell’orologio. Nel Nord Africa la parola araba “hirz” significa amuleto sia in arabo sia in dialetto berbero.
• In tutto il Nord Africa, la “mano di Fatima” è adoperata come simbolo per scongiurare il malocchio, per difesa e protezione ed ha la forma di una mano aperta. Si può vedere il simbolo dipinto con henna sugli stipiti delle porte o come ciondolo d’argento portato dalle donne, o lavorato in legno, metallo. In alcune aree del Nord Africa, la mano è associata alla maledizione: “cinque nel tuo occhio”, oppure “cinque su di te”, o “cinque in faccia ai tuoi nemici”.

http://www.tuttoversoimusulmani.net/

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