giovedì 6 novembre 2008

Abbigliamento nel mondo arabo tra passato e presente: litham



E’ il copricapo degli uomini Tuareg. Questo velo, indispensabile elemento del costume tradizionale, scende a ricoprire il viso lasciando solo una fessura per gli occhi  ed è donato ai giovani per sancirne l'ingresso nel mondo degli adulti. Gli uomini sposati, oltre al litham, hanno due tipi di veli: il cheche, costituito da una fascia alta una ventina di centimetri e lunga fino a tre metri,(più è lungo più indica nobiltà e importanza del proprietario) realizzato in tessuto di cotone, preferibilmente bianco o tinto di blu o nero e  il tagelmoust,  il velo delle feste costituito da una fascia sempre alta venti centimetri, ma che può arrivare fino a sette metri, di finissimo cotone impregnato d'indaco d'aspetto lucido e cangiante. I veli avvolti in tanti modi mai casuali, rispondono a precise esigenze estetiche e di riconoscimento. Oltre a proteggere dalla polvere e dal sole, coprono la bocca proteggendola dagli spiriti negativi, portatori del malocchio. Per questo i Tuareg non tolgono mai il velo e non scoprono la bocca davanti alle donne o a stranieri, neanche durante un tè o un pranzo. La tradizione vuole che siano state proprio le donne a introdurre tra gli uomini l'uso del "tagelmoust", Pare infatti che in seguito a una battaglia in cui i cavalieri Tuareg non eccelsero per il coraggio, le donne, vergognatesi, imposero ai mariti l'uso del velo.  I Tuareg sono anche detti "uomini blu" perché lo chèche tradizionale, che proviene dalla Nigeria, è tinto con un colorante vegetale indaco molto scuro e non fissato che si trasferisce con facilità, anche dopo molti lavaggi, sulla pelle.


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