giovedì 30 dicembre 2021

Happy new hear


                                   eam jadid saeid 2022

sabato 20 novembre 2021

Che cos'è il "diffa"


Il diffa è il pasto che i marocchini offrono ai propri ospiti e, anche se può subire qualche variazione a secondo delle circostanze, l’atmosfera è sempre calda e gioiosa rallegrata da qualche gruppo locale di danzatori o cantanti folcloristici. In qualsiasi tipo di diffa, per raggiungere il posto a tavola si passerà su un tappeto sontuoso togliendosi prima le scarpe e poi ci si siederà su un divano che corre lungo una parete, con un tovagliolo sulle ginocchia. Sarà compito di una domestica portare un bacile di rame, una brocca, un asciugamano e un pezzo di sapone. A questo punto bisognerà tendere le mani e la domestica verserà dell’acqua, insaponerà, sciacquerà, asciugherà le mani e porgerà un asciugamano al vicino che compirà la stessa operazione. Ogni ospite poi, riceverà un pezzo di kesrah, un pane rotondo e saporito che servirà sia come cibo sia per aiutarsi nel pasto. Il piatto principale sarà servito in un grande vassoio rotondo di terracotta smaltata coperto da un coperchio conico sempre in terracotta o in vimini, secondo i casi, che servirà a mantenere caldo il cibo. Il tajine (una specie di stufato), il pollo al limone, il kebab (spiedini di carne) e anche il tradizionale cuscus si dovranno mangiare con le mani. Ci sono però ferree regole di etichetta da rispettare:
- aspettare che il padrone di casa abbia pronunciato le parole di rito ("bismi Allah"), con cui invoca la benedizione del cibo.
- usare solo le prime tre dita della mano destra (la mano sinistra è ritenuta impura), con destrezza prendere il cibo che si ha davanti e portarlo alla bocca aiutandosi anche con un pezzo di pane; i commensali mangiano senza posate e si utilizzano solo 3 dita perché “solo il diavolo mangia con uno, i profeti con due, il credente con tre”.
- Il cous cous si dovrà prendere con le dita e manipolarlo per qualche istante fino a farne una palla perfettamente sferica e infine con un rapido movimento del pollice si metterà in bocca. 


Ill: Rene Martin : "young Berber At The Tajine"

venerdì 22 ottobre 2021

Conoscere i Tuareg: la lingua



I Tuareg parlano una lingua propria e hanno una propria scrittura.

La lingua parlata dei berberi tuareg si chiama tamachek, mentre quella scritta prende il nome di tifinagh. Essa può essere scritta e letta in senso orizzontale da destra a sinistra, da sinistra verso destra, in senso verticale dall’alto al basso e dal basso all’alto ed anche trasversalmente in diagonale, da destra a sinistra e viceversa.

I caratteri derivano direttamente dal metodo di scrittura geroglifico degli Egizi,

cioè le lettere, oltre ad avere una valenza fonetica, presentano una valenza simbolica.

Le due linee verticali parallele sono la lettera I, dal valore astrale di terra.

La forma a C rovesciata è il fonema Iem, che rappresenta l’acqua l’intelligenza umana ed è l’anima del mondo.

La linea zigzagante è la lettera Ipsilon. Essa equivale alla scoperta, all’attesa di un responso; ha il valore umano dell’evidenza del fatto compiuto è il valore dell’azione di riuscita, di ottenimento del sapere. È lo sforzo dell’uomo per capire.

Il cerchio equivale al suono della nostra lettera R; è la rappresentazione astrale della luna, raffigura il sesso femminile e ha nell’azione la forza della fecondità.

Il cerchio con il punto centrale è il fonema S sibilante, mentre il cerchio raggiato con il punto ha il suono enfatico S’ad (inesistente nella lingua italiana). Esso ha il valore simbolico del sole, la forza virile e nell’azione è il principio fecondante.

La linea verticale è la lettera Nun, il suo valore simbolico è il cielo, la scienza e la potenza creatrice.

La croce è la lettera T, nella simbologia è la stella o le stelle, la verità e la beltà, punto di origine della sorgente (non solo il punto d’acqua ma anche la sorgente dei sentimenti).

È molto interessante constatare che tra i tuaregh è anche diffusa una sorta di lingua muta, trasmessa con i gesti delle mani, usata per messaggi segreti in particolari trattative commerciali o nelle relazioni amorose.   

mercoledì 25 agosto 2021

La poesia afghana di Nadia Anjuman

Magari 


       A voi, ragazze isolate del secolo condottiere silenziose

sconosciute alla gente voi, sulle cui labbra è morto il sorriso,
voi che siete senza voce in un angolo sperduto, piegate in due,
cariche dei ricordi, nascosti nel mucchio dei rimpianti
se tra i ricordi vedete il sorriso
ditelo:
Non avete più voglia di aprire le labbra,
ma magari tra le nostre lacrime e urla
ogni tanto facevate apparire
la parola meno limpida.

lunedì 2 agosto 2021

Una contrarietà peggiore


"Padre, ho perso le monete d'oro che mi avevi affidato" disse il figlio del mercante.

"Non importa "replicò il mercante. "Cerca piuttosto di non farlo sapere in giro."

"Perché?" domandò il giovane, stupito. 

"Perché puoi rimediare alla perdita dell'oro", disse il mercante, "ma non al sarcasmo della gente!".



sabato 3 luglio 2021

La poesia araba di Nizar Qabbani

 La luna



                      Ho prenotato per noi due una stanza nella casa della luna,
                      gli alberghi del 

                      mondo non mi soddisfano più,
                      l'albergo dove mi piacerebbe
                      alloggiare ...è 

                      la luna
                      ma lì, amore mio,
                      non accettano uomini soli
                      ci vieni con me, 

                      o mia luna,
                      sulla luna?


                    Nizar Qabbani 

sabato 5 giugno 2021

Conoscere i Tuareg: l'abbigliamento


Ciò che caratterizza particolarmente i tuareg è il loro abbigliamento. Non usano tatuaggi, solo le donne si tingono con l’henné e hanno una grande passione per i gioielli e per gli ornamenti personali. I guerrieri mettono i gioielli sull’unico ciuffo di capelli che resta dopo una tonsura a cui tutti gli uomini devono sottoporsi. L’abbigliamento dei tuareg è in funzione del deserto e delle condizioni che la vita nomade impone, se non fossero vestiti così, morirebbero in pochi minuti per disidratazione di giorno e per il gelo la notte. Indipendentemente da quale sia la confederazione a cui appartengono, indossano un sarouel, pantalone senza tasche molto ampio che va a stringersi sulle caviglie, una cintura di cuoio, che passata in vita permette di chiudere il pantalone e una lunga e ampia tunica che discende fino a metà gamba, ed è larga circa 2.40 metri. Ai piedi portano dei sandali, nails, che sono legati alla caviglia ed hanno la punta rialzata per camminare sulla sabbia o su un terreno pietroso e infine il litham, il velo, indispensabile per vivere nel deserto. Tale velo ricopre tutto il viso lasciando liberi solo gli occhi e permettendo così di gestire le altissime temperature delle zone desertiche. Serve infatti per proteggere le vie respiratorie e la pelle dalla sabbia del deserto e dai raggi del sole e secondo una loro credenza impedisce la penetrazione, attraverso le narici, degli spiriti maligni. Solitamente di color indaco ma la tinta può variare in funzione della classe sociale: blu per i nobili, nero per le persone comuni, bianco per gli schiavi. I tuareg non tolgono mai il velo neanche durante il sonno, lo spostano dalla bocca solo quando mangiano. Una leggenda tuareg racconta che essi portano il velo per la vergogna di una sconfitta subita in tempi antichi e mai riscattata. Gli uomini sposati, oltre al litham, hanno due tipi di veli: il cheche e il tagelmoust che viene indossato prevalentemente in occasione di cerimonie o feste particolari. La croce è un ornamento usata molto frequentemente, si ritrova nella spada, nel pugnale e nei sandali, nel mantello di lana e sullo scudo. Sopra la tunica portano un portafogli di cuoio, dove tengono uno specchietto e il khol per truccare gli occhi, del tabacco, documenti personali e a volte soldi. Molti quando viaggiano portano con sé la spada, takouba, una spada di tipo medievale, che tengono dall’età di 15 anni.Le donne invece indossano una gonna che scende fino alla caviglia e un grande scialle che ricopre a metà la loro schiena; in Hoggar invece usano una tunica simile a quella degli uomini. Si abbelliscono con bracciali, collane, orecchini e portano amuleti e un portafoglio somigliante a quello dell’uomo.I giovani hanno solitamente la testa rasata e, raggiunta l’adolescenza, incominciano a lasciar crescere una folta barba, seppur priva di baffi. Gli adulti, invece, non solo mantengono la barba, ma anche lunghi e fluenti capelli. Le donne hanno invece il capo ricoperto da un velo, ma il viso quasi completamente scoperto. Ricorrono alla cosmesi, con rimedi naturali, sia a scopi decorativi che per proteggere la pelle del sole, dimostrando una fitta creatività, tra ricami e linee geometriche. 

domenica 2 maggio 2021

La poesia araba di Jalalauddin Rumi

Sulla generosità 


Nella generosità e nell’aiuto degli altri sii come un fiume.
Nella compassione e nella grazia sii come il sole.

Nel nascondere le mancanze altrui sii come la notte.
Nell’ira e nella furia sii come la morte.

Nella modestia e nell’umiltà sii come la terra.
Nella tolleranza sii come il mare.

Esisti come sei oppure sii come appari.

lunedì 12 aprile 2021

Gli auguri nel mese di Ramadan.


Vivere il Ramadan, per la comunità musulmana , è sempre un'esperienza molto forte a causa delle privazioni cui si sottopongono i fedeli durante il giorno, dall'alba al tramonto. Durante il periodo di Ramadan, l'augurio scambiato è Ramadan Mubarak ("Il Ramadan è generoso").
Ecco come si scrive Ramadan Mubarak in arabo:

رمضان مبارك

Un'altra espressione utilizzata è Ramadan Kareem, simile nel significato a Ramadan Mubarak, ma generalmente più in uso nei Paesi arabi.
In arabo si scrive:

رمضان كريم

A Ramadan Mubarak( o Ramadan Kareem), generalmente si risponde con Allahu Akram, che significa "Anche Dio è generoso" e si scrive così:

الله اكرم

venerdì 2 aprile 2021

Il tulipano


Chi pensa che il tulipano sia un fiore olandese, si sbaglia perché  non è originale dell'Olanda come pensano molti, ma è un fiore turco ed è anche il simbolo della Turchia. I tulipani originariamente crescevano selvatici nelle steppe asiatiche poi, circa 3000 anni fa, con l'impero ottomano, si iniziò la coltivazione commerciale. Fu nel 16 ° secolo che la Turchia esportò i tulipani in Olanda. Questi fiori hanno svolto un ruolo molto interessante in Turchia tra il XVI e il XVIII secolo che è famoso come "Tulip Era". Quest'era è ricordata come un'era di pace e divertimento sotto il famoso regno del sultano ottomano Ahmet III. Ancora oggi, questo fiore gioca un ruolo importante nella cultura turca. I turchi si scambiano i tulipani in occasioni speciali come compleanni, proposte, impegni di lavoro, ecc. Inoltre, l'associazione con il tulipano è visibile anche nell'architettura, nelle poesie, nei tessuti, nelle arti e nel folklore. I designer turchi usano disegni a tulipano su piastrelle, stoviglie e tessuti e si può assistere alla lavorazione  mentre si fa shopping. A questo fiore viene anche dedicato l' "International Istambul tulip festival", che si svolge ogni anno in primavera da aprile a maggio. Il nome tulipano deriva dalla parola turca "tulbend" che significa "turbante".

sabato 6 marzo 2021

Conoscere i Tuareg: la tenda



Secondo il pensiero tuareg, “nessun essere, nessun oggetto, saprebbe esistere senza la protezione di un rifugio” e per un nomade la tenda rappresenta il cuore dello spazio abitato, in opposizione al ténéré, il deserto sterile che non permette la vita né agli uomini, né ai loro animali, e all’essuf, lo spazio selvaggio abitato da spiriti malevoli. Le case dei Tuaregh che possiedono terre sono rettangolari, con tetto a terrazza, costruite in mattoni o in pietra. Le abitazioni dei nomadi sono invece la tenda o la capanna smontabili, ricoperte in genere da strisce di pelli di muflone o di pecora, larghe circa un metro, cucite tra loro e sostenute da paletti di legno. Vi si accede da un’unica apertura che è volta ad oriente, verso la Mecca. Non mancano i tappeti che proteggono dalla polvere e sono ottimi letti. L'altezza della tenda è di circa due metri e lo spazio da essa occupato misura circa 5m x 4m. Nella zona dell'Air si usa la capanna a pianta circolare, formata da una intelaiatura di rami ricurvi ricoperti da stuoie di graminacee o foglie di palma. Le tende (ehan) possono avere forme diverse secondo l’area di costruzione: generalmente tondeggianti, sono costruite dalle donne montando una sorta d’intelaiatura di pali e supporti verticali o ad archetti, ricoperte da un velario di 30-40 pelli di capra cucite fra di loro, impermeabilizzate e rese resistenti al sole grazie a burro ed ocra rossa. Soltanto il colore delle tende distingue le varie tribù, legate fra loro da un complicato sistema di alleanze locali. I Tuareg dell’Ovest hanno tende nere e rosse, quelli dell’Est invece, bianche, gialle e marroni. La tenda è piantata in modo che si possa dormire con la testa verso l’est in direzione della Mecca; è abitata da una sola famiglia e ognuno dei coniugi ha una parte per sè, la parte a nord è dell’uomo, mentre quella a sud è della donna. L’uomo sistema nel suo angolo la sella del cammello, le armi e lo zaino, mentre la donna appende ai picchetti il suo sacco, che contiene i vestiti, gli effetti personali e un sacco contenente i viveri di riserva e le stoviglie di cucina di cui lei è responsabile. Solo l’amenokal possiede un letto, mentre gli altri dormono su una o due pelli di montone cucite insieme. La tenda dell’amenokal è formata da una decina di paletti di 2 metri di altezza, l’interno è spazioso (circa una trentina di metri) e vi sono selle, mortai per pestare miglio e datteri, tappeti, corna di montone dove è conservato il burro e un grosso tamburo, il tobol. Davanti a ogni tenda si trova un focolare composto di solito da tre pietre che non serve per cucinare ma per riscaldare. Quando il sole tramonta si riuniscono tutti intorno al fuoco e gli anziani raccontano delle storie ai più giovani, bevendo del thè. Nell’accampamento ci sono poi i recinti per gli animali fabbricati utilizzando rami di acacia: di forma tondeggiante possono essere suddivisi in due parti per consentire il ricovero separato di animali adulti e capi non ancora svezzati. Quando l’accampamento si deve spostare spetta alla donna organizzare i bagagli e il loro trasporto. Solo i nobili viaggiano sui cammelli. Durante gli spostamenti i tuareg non portano tutto con loro, ma ognuno porta un sacco sufficiente per sopravvivere qualche settimana, il resto viene nascosto nelle rocce delle montagne in luoghi difficilmente accessibili, conosciuti solo dai componenti della tribù. 

sabato 6 febbraio 2021

La poesia algerina di Hamid Tibouchi

Calligrafia


                            Alleviando il melo

                            di alcuni pesanti rami

                            che taglio con le cesoie

                            in piccola legna per l’inverno

                            sul prato

                            la ramaglia attorcigliata

                            intrepidi una calligrafia

                           d’amore di vita e di morte.


                                   Hamid Tibouchi

venerdì 1 gennaio 2021

Detto persiano



                    Per quanto vecchio possa diventare un tessuto di seta,
                    non sarà mai una stringa da scarpa.

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