venerdì 20 gennaio 2012

Proverbi di Abu Dhabi

proverbi e modi di dire popolari negli Emirati Arabi


إذا ريت الريال تعلب بالحاها العب بلحيتك شراها
[Traslitterazione: Idha reit-il-riyal til’ab bilhaha, il’ab blihiatik shiraha]
 “Se vedi un uomo strofinarsi la barba, strofinati la tua”, ovvero: “Quando a Roma vai, fai come vedrai”.

الحيلة ما توصل دار
[Traslitterazione: Al-hila matwassil dar]
"L’inganno non apre alcuna porta".

اليمر يخلف رماد
[Traslitterazione: Al-Yamer yikhallif ramad]
“Il carbone diventa cenere”, ovvero i genitori (carbone che brucia) non sono sempre da incolpare per le malefatte dei figli (cenere), dato che una brutte indole può sopraffare la buona educazione ricevuta.

الخير في بطن الشر
Traslitterazione: Al-khair fi batn al-sharr]
“C’è un po’ di bontà nel cuore (letteralmente, nella pancia) del diavolo”, ovvero: “In ogni male risiede un po’ di bene”.

الغرقان يتعلق بالشبو
[Traslitterazione: Il-ghargan yitt-allag bil-shabou]
“Un uomo che sta affogando si aggrappa ad un’alga”.

المستعجل ما كل قرصه ني
[Traslitterazione: Al-mista’jil makil ghirsa nay]
“Quel che si cuoce in fretta è mezzo crudo”.

بيضة اليوم ولا ديايه باكر
[Traslitterazione: Baidha el-yoam wala diyaya baaker]
“Meglio un uovo oggi che una gallina domani.”

اربط صبعك وكل بينعت لك دواء
Traslitterazione: Urbut isba’ak wilkul bi-yena’tlack dawaa]
“Fasciati la mano e tutti ti prescriveranno delle medicine”

احضر على مالك ولا سبعه من عمالك
Traslitterazione: Ihdhar ala-malik wala sab’a min ommalak]
 “Occupati tu stesso, e non sette dei tuoi dipendenti, del tuo denaro (dei tuoi affari)”

المسافر له في البحر طريق
[Traslitterazione: Al-mussafer lahu fil-bahar tireeg]
“Un viaggiatore trova un sentiero nel mare”, ovvero: “C’è sempre una via d’uscita”.

martedì 3 gennaio 2012

Le odalische



Negli harem ottomani, ogni componente femminile proveniva dal mercato degli schiavi o da un territorio conquistato, quale preda di guerra; oppure era un dono fatto al sultano da sua madre (validè sultàn), dalle sue sorelle o da un alto funzionario dello Stato, che solitamente provvedevano a una prima educazione della ragazza. Di norma si trattava di ragazze accuratamente scelte, non comuni per bellezza e altre doti.  Ve ne erano di tre tipi: quelle relativamente anziane, adibite al basso servizio; altre acquistate ancora bambine, all'età di cinque o sei anni, alle quali nel Palazzo venivano insegnate musica, danza, etichetta e letteratura; e infine le più belle, con un’età compresa fra i quindici e i vent'anni. Giunte a Palazzo, ricevevano un nuovo nome e una ulteriore istruzione. Tutte dovevano studiare bene il turco, saper leggere il Corano e conoscere storia turca e religione islamica. A questo punto diventavano  "novizie" poi, con il  passare del tempo potevano diventare  kalfa, e semmai alla fine usta.  Le usta  (dall'arabo ustaz= professore, maestro) erano le odalische di più alto grado, servivano di persona il sultano, ricevevano stipendi consistenti e potevano dimettersi quando lo desideravano. 
Tutte le odalische,("odalisca" significa "cameriera" da oda= stanza) dall'ultima novizia alla tesoriera in capo, percepivano un salario giornaliero in aspri d'argento, a seconda delle rispettive mansioni, mentre il loro abbigliamento era pagato dal Tesoro del Palazzo; in occasioni di feste e di nascite ricevevano ricchi doni. 
Tutte le domestiche, dopo nove anni di servizio, se lo desideravano, potevano lasciare il Palazzo e anche sposarsi; veniva rilasciato loro un "certificato di liberazione". A quelle che si sposavano, oltre ai doni delle amiche e della validè, venivano dati un anello di diamanti, orecchini di diamanti, un orologio d'oro, porta bicchieri d'argento, due cucchiai e il corredo per la casa; ma quando se ne andavano dopo un servizio più prolungato (diciotto anni e più) ricevevano anche case e terreni, oppure pensioni.  Le odalische vergini, o apprendiste, vivevano in due appartamenti separati dal resto dell'harem, dove cucivano, ricamavano, e studiavano. Imparavano musica, danza o canto e le regole dell'etichetta di corte. La validè sultàn sceglieva fra queste il proprio seguito. 
Divenute più abili nelle rispettive mansioni, venivano chiamate kalfa. A seconda delle loro qualità e della loro bellezza venivano destinate al servizio negli alloggi del sultano, delle "signore" del sultano, della validè, dei prìncipi, delle favorite. Vi erano tre gradi di kalfa; e di solito il sultano stesso sceglieva quelle di primo grado, che sapevano suonare, cantare, scrivere poesie e istruire le apprendiste. Quelle di secondo grado dirigevano le novizie e le cameriere comuni. Quelle di terzo grado servivano le prime e le seconde. 
Le odalische alternavano una settimana di lavoro ad una di riposo, con turni rigidamente fissati che iniziavano ogni venerdì. Ogni notte un gruppo di kalfa, dalle 15 alle 20, sorvegliava gli alloggi e pattugliava tutte le stanze e i giardini. Ogni giovedì si procedeva alle pulizie comuni, e all'inizio di ogni mese le cameriere comuni si dedicavano alle pulizie generali. In definitiva la vita nell'harem era si una vita di lusso, di agi, ma non di stravizi, dissolutezze e snervanti piaceri come hanno fatto credere i molti viaggiatori dei secoli passati.

ill: Le Odalische di M.Belloni (XIX sec.) La favorita dell'Harem

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