domenica 16 dicembre 2007

Abbigliamento nel mondo arabo tra passato e presente: haik


 Era il velo tradizionale delle donne in alcune regioni del Marocco e dell’Algeria. Fece la sua comparsa nel xv secolo ed era indossato per nascondere la bellezza delle ragazze  cittadine che attraversavano i vicoli della casbah o erano alle  prese in altre attività pubbliche. L’indumento permetteva inoltre, di fare una distinzione sociale tra le cittadine e la gente modesta. Il suo colore bianco immacolato, si dice, attenuasse il calore del sole e proteggesse la pelle. Alla fine del XVI secolo, le Algerine lo abbinarono ad una  veletta per evitare di restare troppo a lungo occupate a portarsi il velo a livello del viso nel momento in cui pensavano di essere vicine ad uno straniero o per non essere riconosciute per strada. Oggigiorno sta scomparendo. Soltanto qualche anziana signora continua a portarlo, le altre preferiscono portare l'hijab o la djellaba marocchina, più pratici e funzionali, utilizzandolo solo nelle occasioni speciali: per esempio le spose, lo usano come mantello per coprire l’abito all’inizio della cerimonia. Il termine deriva dal verbo haka, che significa ‘tessere’ ed indica una stoffa tessuta in maniera tradizionale, in casa. A seconda delle diverse usanze possono essere usati fili di seta, come in Algeria, o di lana, come in Tunisia.  Lhaik è una pezza di tessuto bianco rettangolare, alta non più di un metro e mezzo,  tre volte più lunga, solitamente a tinta unita ma a volte anche a righe colorate. L’ indossavano sia gli uomini che le donne, gli abitanti delle città e dei villaggi ed, essendo priva di cuciture, poteva essere drappeggiata  direttamente  sul corpo.


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