giovedì 10 dicembre 2015

I tappeti berberi




L'arte di annodare i tappeti si è probabilmente sviluppata nelle steppe dell'Asia centrale diverse migliaia di anni fa. Le tribù nomadi avevano bisogno di qualcosa che potesse proteggerli contro il clima rigido invernale, qualcosa che fosse più maneggevole rispetto alle coperture in pelle di montone. Allo stesso tempo, creavano ornamenti per le proprie tende. Il materiale utilizzato per l'ordito e la trama era il vello ottenuto dalle greggi di pecore e capre. 
I telai, nella loro forma più semplice, erano composti da due barre di legno (subbi) fissate a terra tra le quali veniva teso l'ordito. Questi telai orizzontali, utilizzati dai nomadi ancora oggi, hanno il vantaggio di poter essere piegati facilmente e trasferiti al campo successivo. 
Il motivo di questi primi tappeti era composto da forme geometriche o figure stilizzate. I tappeti berberi sono ancora oggi, caratterizzati da losanghe, triangoli, righe dritte e zig-zag, disegni semplici e geometrici. Ogni tappeto è un libro ‘unico’, tutto da decodificare, frutto della creatività individuale, che rappresenta prima di tutto le fasi della vita della donna che lo ha creato, l’adolescenza, il matrimonio, la gravidanza, la sessualità, infatti si tratta proprio di un linguaggio in codice, tramandato di madre in figlia, che racconta la storia segreta della donna che lo ha tessuto.. Realizzato in lana, un buon tappeto contiene almeno 480.000 nodi in un metro quadro, e sono necessari non meno di nove mesi per realizzarlo. I tappeti Taznakht vengono colorati utilizzando pigmenti naturali come zafferano, henné e menta. Sono fatti di lana di pelo di capra o di dromedario, e una volta terminati diventano tappeti di casa, coperte, arazzi, oppure vengono venduti e porteranno con se la loro storia segreta. Artisti di fama mondiale come Paul Klee, Le Corbusier, Wassily Kandinsky erano grandi estimatori dei tappeti berberi e in varie occasioni hanno loro reso omaggio. Le Corbusier in particolare quando insegnava alla scuola di Belle Arti a Parigi aveva questa teoria: ‘Fare come le donne berbere, unire alla geometria la più incredibile fantasia’.

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