domenica 17 agosto 2025

Dalla leggenda alla storia: il caffè nei paesi arabi

Nel golfo di Aden ferveva il dibattito tra i sostenitori della leggenda del pastore etiope Kaldi e quelli dello Yemenita Omar. Chi aveva scoperto il caffè? Le leggende sono leggende, la ma la cosa più importante è che chiunque abbia scoperto il cespuglio con le bacche di caffè sia riuscito a portarlo dalle prime piantagioni dello Yemen  a tutto il mondo arabo, fino a farlo diventare una delle bevande più popolari al mondo. Gli Yemeniti erano soliti mangiare le drupe per avere più energia, i sufi necessitavano del caffè per mantenere l’attenzione e rimanere svegli tutta la notte per le preghiere, i ricchi servivano caffè ogni giorno ai loro ospiti e i poveri potevano godersi una tazza di caffè nei locali pubblici conosciuti come Gahveh Khaneh. Nel 15° secolo, vennero aperte delle caffetterie anche alla Mecca ,al Cairo, fino alla capitale dell’impero Ottomano, Istambul. Le Gahveh Khaneh, conosciute anche come le ‘case dei Saggi’, divennero la dimora di intellettuali che usavano riunirsi per tenere discussioni e dibattiti, condividere scoperte ed informazioni. Mentre la moda del caffè stava raggiungendo l'intera popolazione, sorse una grave dilemma: il caffè veniva  chiamato Qahwa, che significava "vino" ed il vino era proibito nel mondo islamico. L’antico dibattito cambiò direzione: dimenticata la questione su chi scoprì la pianta del caffè, ora si pensava se proibire o meno il consumo del caffè. Alla Mecca, il governatore Kha’ir Beg organizzò un tribunale che vedeva una cesta di caffè sistemata ad una lato e l’accusatore seduto dall’altro. La cesta non aveva modo di difendersi dalle accuse  di far perdere il controllo a coloro che bevevano caffè e di allontanarli dalla visione di Allah e così il caffè fu proibito, le Case del Caffè chiuse, i venditori banditi e i bevitori flagellati. Questo ovviamente non servì a far smettere alla popolazione di bere caffè, e quando il Governatore del Cairo, gran bevitore di caffè, venne a conoscenza della situazione, fece allontanare Kha’ir Beg dal suo ruolo e salvò l’oro nero. Altri Sultani provarono a bandire il caffè, ma fallirono sempre per colpa dell’opposizione del Popolo del Caffè.

rif: https://edobarista.com/it/content/news?id_category=1

giovedì 3 luglio 2025

La leggenda di Omar che iniziò a tenere svegli i dervisci con il caffè

C'è un’antica storia, conservata nel manoscritto Abd-Al-Kadir, ambientata nell'antico Yemen, che parla del discepolo dello Sceicco Abou'l Hasan Schadheli, Omar, noto per le sue doti di guaritore attraverso la preghiera. I dervisci, non si sa per che motivo, lo bandirono dalla città e lo reclusero in una grotta nel deserto, nelle aree di altopiano della punta meridionale del Mar Rosso nel porto di Al-Mokha. Stava quasi per morire di fame quando vide delle bacche rosse su alcuni cespugli. Le raccolse, le assaggiò e le trovò troppo amare e dure. Provò ad arrostirle e poi a bollirle per renderle commestibili.  Bevve l'acqua di cottura e si sentì subito rinvigorito. Quando la notizia di questa particolare guarigione giunse a Mocha, venne richiamato in città con tutti gli onori e l’usanza di bere il caffè comparve anche nei monasteri sufi dello Yemen in quanto li aiutava a rimanere svegli più facilmente per le preghiere di mezzanotte. L’usanza di bere il caffè è comparso anche nei monasteri sufi dello Yemen come bevanda per rimanere svegli più facilmente per le preghiere di mezzanotte.

rif: https://edobarista.com/it/content/news?id_category=1

mercoledì 4 giugno 2025

La poesia Palestinese di Ahmed Noor

 BUONGIORNO PALESTINA! 



Non ci arrenderemo mai,

Se ci sforziamo,

Noi macineremo la sabbia per mangiare,

Se abbiamo sete,

Noi berremo l'acqua di mare,

Se siamo senza casa,

Faremo la terra i nostri letti,

E il cielo le nostre coperture,

Se tutte le porte sono chiuse,

Noi busseremo alla porta del cielo,

Se tutti gli alberi vengono tagliati,

Noi ne pianteremo di più,

Se perdiamo i nostri bambini,

Daremo vita a migliaia,

 

Non ci arrenderemo mai,

Nonostante le migliaia di martiri,

Il dolore delle madri dei nostri prigionieri,

Le lacrime delle nostre vedove,

La perdita delle nostre membra,

Le grida delle nostre ferite,

I pezzi dei nostri brandelli,

Le macerie delle nostre case,

Il pianto dei nostri orfani,

I cadaveri dei nostri corpi,

I suoni dei vostri aerei da guerra,

I suoni delle vostre bombe,La paura dei nostri figli,

 

Non ci arrenderemo mai,

Anche se tu sei il coltello,

E noi siamo la carne,

Tu sei l'assassino,

E noi siamo l'omicidio,

Tu sei il rapitore,

E noi siamo l'ostaggio,

Tu sei l'oppressore,

E ci sono gli oppressi,

Tu sei l'occupante,

E noi siamo gli occupati,

Tu sei la forza delle armi,

E noi siamo la forza dalla nostra fede,

Tu sei la roccia,

E noi siamo le gocce,Goccia, goccia, goccia,

La roccia si crepa verso il basso,

E non ci arrenderemo mai.

lunedì 5 maggio 2025

La leggenda del caffè e delle capre salterine


In una giornata di sole del 9 ° secolo, un pastore etiope, di nome Kaldi, vide le sue "irreprensibili" capre iniziare ad avere un comportamento molto strano, senza alcun motivo apparente. Qualcosa di insolito stava succedendo, e osservando le capre che danzavano, scoprì che stavano mangiando le bacche rosse di un albero sconosciuto. Prese quindi alcune bacche e le portò a casa, ad Harar, e cercò di mangiarle. Avevano un sapore molto strano, così decise di dare le bacche a un monaco islamico di un vicino monastero. Al monaco non piacquero e le gettò nel fuoco, dal quale iniziò ad espandersi un aroma allettante. I chicchi tostati vennero rapidamente tolti dalle braci e messi in acqua calda: la prima tazza al mondo di caffè. Al giorno d'oggi non è raro vedere un negozio di caffè o una torrefazione di nome 'Kaldi', in ricordo di questa leggenda popolare di come il caffè è nato e di come è entrato nel mondo islamico e nel resto del mondo.

rif : https://edobarista.com/it/content/news?id_category=1


lunedì 17 marzo 2025

Fiaba yemenita: La serva ladra.


C'era una volta un uomo che girava di paese in paese. 

Un giorno entrò in una moschea e una donna, che aveva la casa vicina, lo vide. Mandò la sua serva e gli disse: "Va' a chiedere a quell'uomo qual è il suo mestiere e la sua parentela, chi è e da dove viene". La serva andò e lo trovò seduto nella moschea. Gli disse: "La mia signora mi ha mandato a chiederti chi sei e da dove vieni, cosa fai e qual è la tua gente". Egli rispose: "Per Dio, sono un viaggiatore! Per quanto riguarda il mio lignaggio, io sono uno shaykh”.

La serva tornò dalla sua padrona e le riferì le sue parole. Allora le disse: "Torna da lui e digli che gli manderò la cena". La serva andò e gli disse: "La mia padrona dice che ti manderà la cena". "Bene..." rispose. La donna aspettò fino alla sera e gli preparò una pagnotta, quattro fette di agnello e una ciotola piena di brodo. Mandò la serva a portargli la cena, dicendole: "Quando gli porgi il cibo, digli: "la mia padrona ti manda a dire che la luna è tonda, il mare è alto e le stelle sono quattro”. 

Quando la serva giunse in uno slargo della strada, si mangiò mezza pagnotta e una fetta di carne, e bevette mezzo brodo. Portò il resto al viaggiatore e gli disse: "La mia signora ti manda a dire che la luna è tonda, il mare è alto e le stelle sono quattro". Rispose: “Bene...".

Guardò la cena e trovò mezza pagnotta, tre fette di carne e mezza ciotola di brodo. Allora disse alla serva: "Riferisci alla tua signora che c'era l'eclissi di luna, il mare era quasi prosciugato e le stelle erano solo tre". La serva ritornò dalla padrona e la informò: "Il viaggiatore dice che c'era l'eclissi di luna, il mare era quasi prosciugato e le stelle erano tre”. Allora la padrona esclamò: "Hai rubato la cena allo straniero!". La serva negò. "Come?" disse la padrona. "Ho mandato quattro fette di carne e il viaggiatore di che che erano tre! Ho mandato una pagnotta e una ciotola piena, ma solo metà gli è giunta!”. Quando me ne sono andato via, la padrona stava ancora battendo la serva...

venerdì 28 febbraio 2025

giovedì 20 febbraio 2025

Bevande arabe tradizionali


Il caffè arabo 

Il caffè , uno dei simboli dell'ospitalità araba, è normalmente arricchito con spezie come cardamomo, cumino, chiodi di garofano e zafferano; viene servito versandolo dalla dallah , la classica caffettiera araba decorata con oro o argento, in tazzine senza manici chiamate finjaan. La parola araba "gahwa" o "qahwah", da cui deriva la parola "caffè", significa “forte" e siccome questo caffè è davvero molto forte, è consuetudine servirlo con datteri che aggiungono dolcezza.

Karak chai

Il tè Karak o Chai Karak è un tè molto popolare negli Emirati Arabi Uniti. E’ una bevanda piccante e calda, una varietà locale di tè masala, che si ottiene infondendo foglie di tè con erbe e spezie indiane. Può essere preparato con cannella, zenzero, finocchio, cardamomo. 

Jellab ( gelatina)

Una bevanda araba rinfrescante, molto gettonata nelle calde serate estive è il jellab, preparata con sciroppo di datteri o  melassa d'uva e acqua di rose con aggiunta di acqua e ghiaccio. Talvolta guarnito con pinoli e uvetta. Il qamardeen, è una bevanda densa a base di pasta di albicocche secche, molto comune nelle case arabe. Specialità consumata durante il Ramadan.

Laban

Questa bevanda ricca e cremosa a base di latte fermentato, si può bere da sola o aromatizzata con datteri frullati, acqua di rose, fiori d'arancio o spezie come lo zafferano e il cardamomo. Abbastanza salutare da essere inserito nei programmi dietetici per il suo alto contenuto di proteine, il laban è usato , nelle caffetterie moderne, come base aromatica per creare bevande fantasiose

Succhi freschi

Anche se non si tratta di una bevanda strettamente araba, la limonata alla menta è molto popolare. C'è poi il tamar-hindi, che si ottiene unendo un pestato di tamarindo con acqua, zucchero e succo di limone. Questa bevanda, dolce al punto giusto, seppur con una nota pungente,  veniva tradizionalmente servita in tutto l'Oriente dai venditori ambulanti. Altri succhi freschi, come quello all'anguria, al melone, all'ananas e alla papaia, sono molto comuni nei menù di bevande e a volte vengono frullati con latte di cammella o laban per creare una specie di frappè denso e cremoso.

Succo di carruba

E’ preparato con baccelli di carruba essiccati o melassa con aggiunta di zucchero e acqua. È considerato benefico per la salute e contiene molte vitamine e minerali.

Qamar al din 

Bevanda densa dal sapore vivace è tradizionalmente preparata con albicocche secche, poiché si ritiene che abbiano un sapore più ricco di quelle fresche. Si aggiunge poi acqua di rose o acqua di fiori d’arancio. Questo succo o nettare è popolare in tutto il Medio Oriente e nel Nord Africa durante il Ramadan.

Souba

Questa bevanda, molto popolare nei Paesi Arabi, è cocco grattugiato lasciato qualche ora a bagno nel latte, amalgamato poi con vaniglia, amido di riso e zucchero. E' venduta durante il Ramadan negli angoli delle strade insieme a street food dopo il tramonto.


domenica 5 gennaio 2025

"Ho dipinto la pace" di Talil Sorek

Questa poesia è stata scritta nel 1973 da Talil Sorek, una ragazza israeliana,  che all'epoca aveva solo 13 anni e stava vivendo la guerra dello Yom Kippur (un conflitto armato combattuto dal 6 al 25 ottobre 1973 in cui furono coinvolti Egitto, Siria e Israele).Dal testo si evince l’orrore degli scontri, delle opposizioni e delle guerre che, da decenni, regna nell’area del Medio Oriente (dalla Palestina all’Iran). Talil Sorek, attraverso i colori “molto freddi” evidenzia lo strazio provocato dalla guerra, mentre con i “colori brillanti, decisi e vivi” esprime il desiderio di una pace che consenta la speranza di un sereno futuro.Il componimento, che ottenne un premio nel 1975 e divenne famoso in tutto il mondo, è caratterizzato dalla contrapposizione guerra – pace. 

Visto l'attualità del tema ho pensato di riproporla in questo blog nella speranza che questo nuovo anno porti un pò di pace.

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per le sabbie ardenti,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.



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