inizia così.........
Mariam aveva cinque anni la prima volta che sentì la parola harami.
Accadde di giovedì. Doveva essere per forza giovedì, perché ricordava di essersi sentita inquieta e pensierosa tutto il giorno, come le capitava di sentirsi soltanto il giorno in cui Jalil veniva a trovarla alla kolba.
Per far passare il tempo sino al momento del suo arrivo, quando finalmente l’avrebbe visto salutare con la mano mentre attraversava la radura con l’erba alta sino al ginocchio, Mariam era salita su una sedia e aveva tirato giù il servizio da tè cinese della madre, Nana.
Il servizio da tè era la sola reliquia che Nana conservasse della propria madre, morta quando lei aveva due anni. Custodiva con venerazione ciascuno dei pezzi di porcellana bianca e azzurra: la teiera dal becco elegantemente ricurvo,i fringuelli e i crisantemi dipinti a mano, sulla zuccheriera il drago che doveva allontanare il malocchio. Fu quest’ultimo pezzo che scivolò dalle dita di Mariam andando in frantumi sulle assi di legno del pavimento della kolba.Quando Nana vide la zuccheriera, si fece rossa in viso, il labbro superiore ebbe un tremito e gli occhi, sia quello buono che quello guasto, fissarono Mariam con uno sguardo inespressivo, immobile. Era così fuori di sé da far temere a Mariam che il jinn sarebbe entrato nuovamente nel corpo della madre. Ma il jinn non si presentò, no quella volta almeno. Nana, invece, afferrò Mariam per i polsi, se la tirò vicina e a denti stretti le disse:”sei una piccola , goffa harami. Questa è la ricompensa per tutti i sacrifici che ho fatto per te. Rompere l’unica mia eredità, piccola goffa harami”.................
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