venerdì 28 febbraio 2025
giovedì 20 febbraio 2025
Bevande arabe tradizionali
Il caffè arabo
Il caffè , uno dei simboli dell'ospitalità araba, è normalmente arricchito con spezie come cardamomo, cumino, chiodi di garofano e zafferano; viene servito versandolo dalla dallah , la classica caffettiera araba decorata con oro o argento, in tazzine senza manici chiamate finjaan. La parola araba "gahwa" o "qahwah", da cui deriva la parola "caffè", significa “forte" e siccome questo caffè è davvero molto forte, è consuetudine servirlo con datteri che aggiungono dolcezza.
Karak chai
Il tè Karak o Chai Karak è un tè molto popolare negli Emirati Arabi Uniti. E’ una bevanda piccante e calda, una varietà locale di tè masala, che si ottiene infondendo foglie di tè con erbe e spezie indiane. Può essere preparato con cannella, zenzero, finocchio, cardamomo.
Jellab ( gelatina)
Una bevanda araba rinfrescante, molto gettonata nelle calde serate estive è il jellab, preparata con sciroppo di datteri o melassa d'uva e acqua di rose con aggiunta di acqua e ghiaccio. Talvolta guarnito con pinoli e uvetta. Il qamardeen, è una bevanda densa a base di pasta di albicocche secche, molto comune nelle case arabe. Specialità consumata durante il Ramadan.
Laban
Questa bevanda ricca e cremosa a base di latte fermentato, si può bere da sola o aromatizzata con datteri frullati, acqua di rose, fiori d'arancio o spezie come lo zafferano e il cardamomo. Abbastanza salutare da essere inserito nei programmi dietetici per il suo alto contenuto di proteine, il laban è usato , nelle caffetterie moderne, come base aromatica per creare bevande fantasiose
Succhi freschi
Anche se non si tratta di una bevanda strettamente araba, la limonata alla menta è molto popolare. C'è poi il tamar-hindi, che si ottiene unendo un pestato di tamarindo con acqua, zucchero e succo di limone. Questa bevanda, dolce al punto giusto, seppur con una nota pungente, veniva tradizionalmente servita in tutto l'Oriente dai venditori ambulanti. Altri succhi freschi, come quello all'anguria, al melone, all'ananas e alla papaia, sono molto comuni nei menù di bevande e a volte vengono frullati con latte di cammella o laban per creare una specie di frappè denso e cremoso.
Succo di carruba
E’ preparato con baccelli di carruba essiccati o melassa con aggiunta di zucchero e acqua. È considerato benefico per la salute e contiene molte vitamine e minerali.
Qamar al din
Bevanda densa dal sapore vivace è tradizionalmente preparata con albicocche secche, poiché si ritiene che abbiano un sapore più ricco di quelle fresche. Si aggiunge poi acqua di rose o acqua di fiori d’arancio. Questo succo o nettare è popolare in tutto il Medio Oriente e nel Nord Africa durante il Ramadan.
Souba
Questa bevanda, molto popolare nei Paesi Arabi, è cocco grattugiato lasciato qualche ora a bagno nel latte, amalgamato poi con vaniglia, amido di riso e zucchero. E' venduta durante il Ramadan negli angoli delle strade insieme a street food dopo il tramonto.
domenica 5 gennaio 2025
"Ho dipinto la pace" di Talil Sorek
Questa poesia è stata scritta nel 1973 da Talil Sorek, una ragazza israeliana, che all'epoca aveva solo 13 anni e stava vivendo la guerra dello Yom Kippur (un conflitto armato combattuto dal 6 al 25 ottobre 1973 in cui furono coinvolti Egitto, Siria e Israele).Dal testo si evince l’orrore degli scontri, delle opposizioni e delle guerre che, da decenni, regna nell’area del Medio Oriente (dalla Palestina all’Iran). Talil Sorek, attraverso i colori “molto freddi” evidenzia lo strazio provocato dalla guerra, mentre con i “colori brillanti, decisi e vivi” esprime il desiderio di una pace che consenta la speranza di un sereno futuro.Il componimento, che ottenne un premio nel 1975 e divenne famoso in tutto il mondo, è caratterizzato dalla contrapposizione guerra – pace.
Visto l'attualità del tema ho pensato di riproporla in questo blog nella speranza che questo nuovo anno porti un pò di pace.
lunedì 28 ottobre 2024
Conoscere il Marocco attraverso i libri
Ci sono persone che prima di un viaggio in un paese sconosciuto, amano informarsi sulla sua cultura, sui suoi usi e costumi e c’è chi invece, si affida ai libri proprio perché, non potendo viaggiare, ha la possibilità di conoscere un paese lontano…ad esempio il Marocco. Questa è la classifica dei primi 10 libri che aiutano a conoscere questo paese.
1-Marocco - di Tahar Ben Jelloun
Ben Jelloun descrive, con dovizia di dettagli, la vera essenza del paese, da Tangeri fino a Casablanca, Fès e Marrakech, lungo i sentieri dell’Atlante, tra le kasbah del deserto e la sperduta pianura di Chaouia portando il lettore nel cuore del Marocco, in un viaggio interiore ed esteriore, fisico e spirituale.
2 - Le voci di Marrakech di Elias Canetti
Elias Canetti, scrittore bulgaro vincitore del premio Nobel, trascorse a Marrakech alcuni mesi nel 1954. Durante questo suo soggiorno, scrisse le pagine di questa stupenda opera di narrativa. Il libro traccia una sensazionale panoramica della città berbera, di cui vengono descritti scene di vita quotidiana, suoni, colori, odori e pensieri. Infatti, vagando tra i contorti vicoli del souq e ammirando il vorticoso movimento di Piazza Jemaa el-Fna dal famoso Cafè de France, lo scrittore riscopre il piacere della vita.
Paul Bowles si innamorò del Nord Africa durante un viaggio in Marocco, Algeria e Tunisia. Ma sopratutto era particolarmente legato al Marocco e lo dimostra la sua scelta di andare a vivere a Tangeri. Proprio qui scrisse” “Il tè nel deserto” che è considerato il più grande capolavoro del genere. La storia narra di una coppia americana che, durante un viaggio nel deserto marocchino, finirà per ritrovare se stessa tra villaggi berberi, dune di sabbia e cieli stellati.
4 - Il cantastorie di Marrakech di J R. Bhattacharya
Uno dei libri ambientati in Marocco più suggestivi e originali, è “Il cantastorie di Marrakech“ dello scrittore indiano Joydeep Roy-Bhattacharya. E’ un avvincente romanzo giallo ambientato nel cuore della città rossa dove il protagonista Hassan, è uno dei tanti cantastorie che popolano la magica Piazza Jemaa el-Fna.
5 - La terrazza proibita di Fatema Mernissi
Fatema Mernissi è una delle più influenti figure femminili del mondo arabo. Nata e cresciuta nel 1940 in un harem di Fès, la scrittrice e sociologa marocchina descrive , in questa biografia, la sua vita con grande coraggio e determinazione. Un libro straordinario che ci descrive l’importanza dell’emancipazione femminile, ma anche delle antiche tradizioni.
6 - I Tuffatori di Casablanca di Rosita Ferrato
“I tuffatori di Casablanca” è probabilmente il libro che fornisce l’idea più nitida del Marocco di oggi trasportando il lettore nelle storie della gente comune e le pagine sono arricchite da fotografie dell’autrice e splendide illustrazioni dell’artista Paolo Galetto.
7 - Ultimo Tè a Marrakech di Toni Maraini
In questo libro ci vengono raccontate 14 storie sul Marocco, ognuna delle quali ci trasporta in una realtà diversa. Toni Maraini ( sorella di Dacia Maraini) ha vissuto in questo paese dal 1964 al 1986, e in questi 22 anni ha imparato a conoscere e apprezzare una realtà tanto affascinante quanto complicata. Pertanto, dopo aver incontrato pescatori, anziane donne e ambigui personaggi, si ritroverà a contemplare la piazza di Marrakech e fornirci una chiara visione d’insieme di un paese estremamente variegato.
8 - La casa del califfo di Tahir Shah
“La casa del califfo” è un libro sulla cultura marocchina. Tra le pagine di questa biografia si scoprono le mille contraddizioni di questo paese e della sua gente. Ma la particolarità di questo libro è il fatto che l’autore è uno scrittore inglese di origine afghana, che da Londra ha deciso di trasferirsi a Casablanca con tutta la famiglia. L’autore si confronterà così con una realtà complessa, tra islamismo e tradizioni africane. Nonostante un primo periodo di difficile integrazione, Tahir troverà finalmente la pace a Casablanca, nella città che ora può finalmente chiamare “casa”.
9 - Una sconosciuta a Tangeri di Christine Mangan
In questo libro ci si tuffa nella Tangeri degli anni ’50, città di stranieri, avventurieri e delinquenti occidentali. La scrittrice ci racconta di Alice, una donna americana che, trasferitasi a Tangeri, si sposa con John. A una trama fatta di ossessioni, gelosie e manipolazioni, fa da sfondo la misteriosa Tangeri di quegli anni.
10 - La valle delle casbah di Jeffrey Tayler
Si tratta della testimonianza di un’incredibile avventura di viaggio fatta dall’autore: percorrere l’intero corso del Draa a dorso di cammello. In un viaggio lungo la cosiddetta Valle delle mille Kasbah, in compagnia del beduino Hassan e di un trio di cammelli, si scopre la magia più autentica del Marocco. Un viaggio, quello di Tayler, nella grande ospitalità berbera, tra le suggestioni del deserto e i cortili delle vecchie kasbah.
Fonte: https://www.archetravel.com/blog/libri-marocco/
venerdì 23 agosto 2024
Abbigliamento nel mondo arabo tra passato e presente: kachabia
La kachabia (qashabiya) è un tradizionale indumento invernale berbero simbolo degli Altipiani dell’Algeria. Viene realizzata principalmente nel cuore di Djelfa e nei suoi dintorni, ma è presente anche nelle regioni orientali del Marocco, nell'Aurès e in Tunisia. Questo lungo cappotto, dotato di cappuccio, si differenzia dal burnus per la presenza delle maniche e della chiusura ed ha resistito alla prova del tempo senza subire la minima variazione, nonostante la concorrenza di capi d’abbigliamento con stili , aspetti e colori sempre più attraenti. Confinata a lungo solo nelle regioni rurali e negli ambienti nomadi, la kachabia si è poi imposta nelle cosiddette “aree urbane sedentarie” e si è affermata tra notabili, dirigenti, leader aziendali, funzionari e personaggi pubblici. Richiesta da giovani e anziani, di diverse categorie sociali, è sfoggiata con orgoglio nelle occasioni ufficiali e nelle feste religiose. E’ realizzata in pelo di cammello o lana di pecora e i prezzi sono fissati in base al numero di ore impiegate per realizzare l'abito e al materiale utilizzato, infatti c'è una chiara differenza nel valore di una kachabia fatta con pelo di cammello "wabr", con lana di pecora o quella realizzata con prodotti sintetici . Pertanto, una kachabia di lana viene venduta a partire da 25mila dinari e il suo prezzo può raggiungere i 200mila dinari, o più, se interamente realizzata con pelo di cammello.
domenica 7 luglio 2024
venerdì 21 giugno 2024
Conoscere i Tuareg: le occupazioni
I Tuareg vivono spostandosi da un pozzo all’altro, allevando dromedari, e coltivando palme da dattero che, insieme al latte di dromedario, costituisce il loro principale alimento.
Ogni cabila (tribù) ha le sue palme in oasi diverse in quanto la scarsezza di vegetazione rende necessari continui spostamenti per il nutrimento dei cammelli.
Quando per un motivo qualunque rimangono senza acqua, si seppelliscono fino al collo nella sabbia per evitare il disidratamento e, in casi estremi, sistemano i neonati dentro il ventre dei dromedari uccisi, per mantenerli idratati.
Quando qualcuno viene morso da una vipera, poiché il vaccino a causa del caldo spesso non fa effetto, lo scuotono per ventiquattro ore per impedirgli di addormentarsi.
I nomadi dedicano molto tempo alle conversazioni, bevono il the, ricordano il passato, coccolano i loro figli, organizzano matrimoni; ma tutto questo all’imbrunire, dopo che hanno completato tutte le loro mansioni che sono egualmente divise fra i vari componenti la comunità.
I ragazzi più grandi conducono il bestiame al pascolo, facendosi aiutare dai loro feroci ma preziosi cani.
Le donne si occupano di tutte le faccende dell’accampamento:
montare la tenda che è costituita da un ambiente assai spazioso ricoperto da tappeti, provvedere al rifornimento di acqua attingendola ai pozzi con otri di pelle, lavorare il latte per produrre burro, formaggio, yogurt, macinare ed impastare la farina, tessere i tappeti ecc.
Gli uomini, invece, coltivano le arti marziali, si dedicano alla caccia e difendono la tribù.
Tra i nomadi tuareg del Niger c'é un'usanza che ha valore di vero istituto sociale, anche se affidato esclusivamente alla trasmissione orale:
la vita dei nomadi tuareg é legata alla mandria di bestiame e quando una famiglia, per disavventura perde il bestiame, e quindi si trova in grave difficoltà di sopravvivenza, un'altra famiglia che possiede una buona mandria presta alcuni capi di bestiame perché la famiglia in difficoltà possa ricostituire la sua mandria.
Tutto é regolato da norme precise e minuziose: passato il tempo necessario, i capi di bestiame vengono restituiti, senza alcun interesse.
sabato 11 maggio 2024
Chi era Nâzım Hikmet
Nâzım Hikmet Ran nasce a Salonicco il 15 gennaio 1902 e muore a Mosca il 3 giugno 1963. Drammaturgo, poeta e scrittore.
In realtà Nazim nasce il 20 novembre del 1901 ma viene registrato all'anagrafe in ritardo. Cresce in una famiglia agiata, il padre è diplomatico, la madre pittrice e appassionata di poesia francese. Comincia a scrivere a quattordici anni e pubblica per la prima volta un suo scritto su una rivista a diciassette. Soggiorna a Mosca dal 1921 al 1928, entrando in contatto con la cultura sovietica di avanguardia. Torna in Turchia come clandestino a causa del governo anticomunista e viene condannato, dieci anni dopo, nel 1938, a ventotto anni di carcere con l’accusa di propaganda comunista e di complotto contro il governo. Ne sconta dodici in una prigione dell’Anatolia nel corso dei quali è colpito da un primo infarto. Nel 1949 una commissione internazionale di artisti e intellettuali, fra i quali Picasso, Neruda e Sartre, fa pressioni al governo turco per la sua scarcerazione, che avviene l'anno successivo.I rapporti che intercorrono tra Nazim e il governo, lo costringono comunque a rifugiarsi nuovamente in Russia. La sua fuga lo vede attraversare il Bosforo di notte col mare agitato, rischiando di annegare, ma avvistato da una nave bulgara viene tratto in salvo. Nel 1951 rinuncia alla cittadinanza turca, e ottiene asilo politico in Polonia, ma si stabilisce comunque in Russia. Oltre agli anni difficili della detenzione, l’altro grande male nella vita di Hikmet è il cuore troppo vulnerabile alla bellezza femminile. Nâzım Hikmet si innamora di molte donne, ma c’è un solo grande amore. Durante la prigionia per non crollare immagina una ragazza di diciassette anni, biondissima e con le labbra carnose. Nel 1955, a Mosca, incontra Vera Tulyakova, trent’anni più giovane di lui e più bella della ragazza che aveva sognato. E’ amore a prima vista ma purtroppo lui è sposato e lei non se la sente di iniziare una relazione. Si ritrovano due anni dopo e questa volta è lei ad avere un marito e un figlio. «Prima di amarti non sapevo nemmeno amare il mondo» questa è la frase che Nazim le ripete in continuazione. Passano anni, continua il corteggiamento e sono scritti molti versi sciolti in turco, fino a che il 18 novembre 1960 Nâzım Hikmet e Vera Tulyakova si sposano. Sono anni felici vissuti intensamente, ma solo tre anni dopo, il 3 giugno 1963 Hikmet si spegne a Mosca a causa di un nuovo infarto. Alla moglie viene chiesto un documento da fornire all’ospedale, Vera apre il portafogli e trova una sua fotografia, sul retro l’ultima poesia.
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
Ciò che ho scritto di noi è tutta verità
sabato 6 aprile 2024
La poesia turca di Nâzım Hikmet : Amo in te
Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.
domenica 10 marzo 2024
lunedì 26 febbraio 2024
Una storia sufi: Settant'anni
domenica 14 gennaio 2024
Marocco : i 10 piatti da non perdere

Baghrir
La colazione in Marocco non può non prendere il nome di baghrir, gustosissimi pancake che possono essere accompagnati da miele o sciroppo d'acero, squisiti e facili da preparare si accompagnano bene con del succo d’arancia.
Couscous
Il couscous è considerato il piatto simbolo della cucina marocchina, nonché della cucina araba mediterranea in generale. Si tratta di granuli di semola cotti in acqua bollente, piatto semplice e ormai molto conosciuto in Italia che lo ha adottato tra le sue pietanze.
Tajine
Il tajine è un piatto a base di carne e verdure cotti in una padella di terracotta. Il tutto si deve cuocere a fuoco lento, per diverse ore in modo da mantenere la fragranza del cibo. Si aggiungono infine le spezie per un gusto veramente indescrivibile.
Tanjia
La tanjia è il piatto tipico di Marrakech, agnello, cumino, ras el hanout, zafferano, limone candito, burro e olio, cotti in una giara di terracotta a fuoco lento e condito con una miriade di spezie tipiche della tradizione araba.
Mèchoui
Il mèchoui è un piatto a base di agnello arrosto servito con pane, cumino e sale. Si tratta di un altro piatto tipico della cucina di Marrakech, caratterizzata da piatti a base di carne ma non di maiale per la tradizione islamica che lo vieta. L'agnello è molto utilizzato per fare da base a diverse pietanze.
Zuppa harira
L'harira è la zuppa nazionale marocchina, simbolo del Ramadan. Ognuno ha la sua ricetta tipica, questo significa che non si mangia nello stesso modo in ogni luogo. Si tratta di un mix di carne, legumi, verdure e spezie che la rendono veramente gustosa.
Pastilla
La pastilla è una specie di pizza rustica con una sfoglia leggera dorata al burro ripiena di carne, cipolle, mandorle, coriandolo, zafferano e cannella. Si serve con un po di zucchero a velo, e ha quel sapore misto tra dolce e salato.
Katban
Il katban è un gustoso piatto a base di agnello che si serve come uno spiedino. Prima di essere cotta la carne viene macerata in una salsa di cipolle, prezzemolo, paprica, sale, pepe, cumino e olio d’oliva.
Corni di gazzella
I corni di gazzella sono piccoli dolci con una base di mandorle tritate, cannella e acqua di fiori d’arancio. Si accompagna generalmente al tè verde alla menta, bevanda tipica del luogo. Questi dolci sono ideali per la colazione o anche per la merenda pomeridiana.
domenica 24 dicembre 2023
Conoscere i tuareg: la religione
In origine animisti, i Tuareg sono stati convertiti all’Islam 1200 anni fa dagli arabi, ma mantennero intatte alcune delle loro tradizioni animiste e modificarono alcune di quelle musulmane:
- è l’uomo e non la donna a tenere il volto coperto;
- non sono soliti pregare cinque volte al giorno rivolti verso la Mecca;
- gli uomini sposano generalmente una sola donna anche se è concessa la poligamia.
Credono negli spiriti buoni e cattivi detti jinn che abitano fra le montagne, nelle oasi, negli alberi e nei pozzi.
Gli spiriti sono conosciuti dalla donna che al momento del parto entra in contatto con essi:
oltre alle voci di trapassati sentirà la voce o meglio le mille voci degli spiriti dell'acqua che non possono uscire dalle sorgenti altrimenti il caldo del deserto li ucciderebbe.
Conosce anche gli zini, spiriti aerei che parlano tramite il vento e si materializzano in turbini o tempeste.
Altri spiriti galoppano aggrappati alla schiena delle lepri e portano alla follia;
talvolta, saranno trasportate da una mongolfiera o da prodotti artigianali in lontanissimi paesi dove vivono le persone scomparse.
Vi è il culto dei morti e si crede nella reincarnazione.
Le persone vengono seppellite con dei datteri in mano.
Prima di abbattere una pianta i Tuareg praticano un rito perché, per motivi religiosi devono far scappare i jinn che questa contiene.
Secondo una loro leggenda il Sahara sarebbe nato perché Allah, in collera con gli uomini, decise un giorno di punirli facendo cadere sulla Terra un granello di sabbia per ogni loro peccato.
E dove un tempo c'erano fiumi e savane, dove correvano leoni e gazzelle, nacque il
Sahara, il padre di tutti i deserti.