domenica 14 ottobre 2018

Spiritismo in Nord Africa



Le confraternite “dervish” (ordine mistico musulmano di origine turca) in Egitto sono apparentemente guidate da un “qutb”, un santone che è il capo della gerarchia dell’ordine. Egli è continuamente in contatto con lo spirito del santo patrono dal quale deriva il nome all’ordine. Il “qutb” ha poteri soprannaturali di ubiquità; può essere presente fisicamente in un certo luogo e presente nello spirito in un altro. Può anche apparire fisicamente in due luoghi distinti allo stesso momento. 
In Nord Africa le tombe erette alla memoria di certi santi sono meta di pellegrinaggi, luoghi di preghiera. Lavori di muratura, in ferro, o alberi che si trovano nelle vicinanze sono adornati con indumenti, ciocche di capelli, denti umani o altri oggetti appartenenti alla persona per cui si intercede. Le donne vi portano i bambini malati; dopo un’implorazione, si sfregano le mani sopra una parte del sepolcro e poi le impongono sul bambino. La guarigione demoniaca può aver luogo, ma sarà sempre accompagnata da un assoggettamento agli spiriti immondi; in pratica è stato contratto un debito. 
È credenza popolare che gli spiriti dei morti vaghino alla ricerca di una dimora in una persona vivente. Una volta trovata la persona ospitante, lo soggiogheranno totalmente. Il malcapitato passerà dei periodi d’apparente normalità, ma quando gli spiriti passano dallo stato passivo a quello attivo, le terribili manifestazioni che ne conseguono sono visibili a tutti 
In Nord Africa, un guaritore assurge al ruolo di uomo santo in base ai suoi molti “successi”. Esistono anche donne guaritrici. Queste persone si mantengono di solito con le offerte dei pazienti, scegliendo la povertà e vivendo nella sporcizia. 
La presenza di “djnoun” maligni che prendono forma umana sembrano connessi alle attività spiritistiche nella stessa località. Questi “djnoun” a grandezza naturale sono molto temuti in tutto il Nord Africa. Frequentano di solito i cimiteri di notte, appaiono sulle porte o alle finestre; tuttavia i loro rifugi preferiti sono le latrine e le fogne. Non tutti i “djnoun” sono musulmani: alcuni sono ebrei, altri cristiani. Non c’è da stupirsi, dunque, che una donna o un bambino non accetterebbe mai di dormire da solo in una stanza dopo il tramonto. 
Nina Epton, nel suo libro “Santi e stregoni”, descrive il “djnoun” come un personaggio delle fiabe popolari dell’ Assiria e dell’ Arabia, introdottosi in seguito nell’islam. Vengono menzionati anche nel Corano, dove non sono mai chiamati maligni; la loro natura malvagia è sottintesa. Un proverbio marocchino afferma che un neonato di sesso maschile viene al mondo con sessanta “djnoun” in corpo; una neonata invece nasce pura. Ma mentre il maschio ne perde uno ogni anno che passa, la femmina ne prende uno. Ecco perché affermano che le donne di sessant’anni posseggono sessanta “djnoun” e sono alla pari col diavolo stesso. 

http://www.tuttoversoimusulmani.net/

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