mercoledì 4 giugno 2025

La poesia Palestinese di Ahmed Noor

 BUONGIORNO PALESTINA! 



Non ci arrenderemo mai,

Se ci sforziamo,

Noi macineremo la sabbia per mangiare,

Se abbiamo sete,

Noi berremo l'acqua di mare,

Se siamo senza casa,

Faremo la terra i nostri letti,

E il cielo le nostre coperture,

Se tutte le porte sono chiuse,

Noi busseremo alla porta del cielo,

Se tutti gli alberi vengono tagliati,

Noi ne pianteremo di più,

Se perdiamo i nostri bambini,

Daremo vita a migliaia,

 

Non ci arrenderemo mai,

Nonostante le migliaia di martiri,

Il dolore delle madri dei nostri prigionieri,

Le lacrime delle nostre vedove,

La perdita delle nostre membra,

Le grida delle nostre ferite,

I pezzi dei nostri brandelli,

Le macerie delle nostre case,

Il pianto dei nostri orfani,

I cadaveri dei nostri corpi,

I suoni dei vostri aerei da guerra,

I suoni delle vostre bombe,La paura dei nostri figli,

 

Non ci arrenderemo mai,

Anche se tu sei il coltello,

E noi siamo la carne,

Tu sei l'assassino,

E noi siamo l'omicidio,

Tu sei il rapitore,

E noi siamo l'ostaggio,

Tu sei l'oppressore,

E ci sono gli oppressi,

Tu sei l'occupante,

E noi siamo gli occupati,

Tu sei la forza delle armi,

E noi siamo la forza dalla nostra fede,

Tu sei la roccia,

E noi siamo le gocce,Goccia, goccia, goccia,

La roccia si crepa verso il basso,

E non ci arrenderemo mai.

lunedì 5 maggio 2025

La leggenda del caffè e delle capre salterine


In una giornata di sole del 9 ° secolo, un pastore etiope, di nome Kaldi, vide le sue "irreprensibili" capre iniziare ad avere un comportamento molto strano, senza alcun motivo apparente. Qualcosa di insolito stava succedendo, e osservando le capre che danzavano, scoprì che stavano mangiando le bacche rosse di un albero sconosciuto. Prese quindi alcune bacche e le portò a casa, ad Harar, e cercò di mangiarle. Avevano un sapore molto strano, così decise di dare le bacche a un monaco islamico di un vicino monastero. Al monaco non piacquero e le gettò nel fuoco, dal quale iniziò ad espandersi un aroma allettante. I chicchi tostati vennero rapidamente tolti dalle braci e messi in acqua calda: la prima tazza al mondo di caffè. Al giorno d'oggi non è raro vedere un negozio di caffè o una torrefazione di nome 'Kaldi', in ricordo di questa leggenda popolare di come il caffè è nato e di come è entrato nel mondo islamico e nel resto del mondo.

rif : https://edobarista.com/it/content/news?id_category=1


lunedì 17 marzo 2025

Fiaba yemenita: La serva ladra.


C'era una volta un uomo che girava di paese in paese. 

Un giorno entrò in una moschea e una donna, che aveva la casa vicina, lo vide. Mandò la sua serva e gli disse: "Va' a chiedere a quell'uomo qual è il suo mestiere e la sua parentela, chi è e da dove viene". La serva andò e lo trovò seduto nella moschea. Gli disse: "La mia signora mi ha mandato a chiederti chi sei e da dove vieni, cosa fai e qual è la tua gente". Egli rispose: "Per Dio, sono un viaggiatore! Per quanto riguarda il mio lignaggio, io sono uno shaykh”.

La serva tornò dalla sua padrona e le riferì le sue parole. Allora le disse: "Torna da lui e digli che gli manderò la cena". La serva andò e gli disse: "La mia padrona dice che ti manderà la cena". "Bene..." rispose. La donna aspettò fino alla sera e gli preparò una pagnotta, quattro fette di agnello e una ciotola piena di brodo. Mandò la serva a portargli la cena, dicendole: "Quando gli porgi il cibo, digli: "la mia padrona ti manda a dire che la luna è tonda, il mare è alto e le stelle sono quattro”. 

Quando la serva giunse in uno slargo della strada, si mangiò mezza pagnotta e una fetta di carne, e bevette mezzo brodo. Portò il resto al viaggiatore e gli disse: "La mia signora ti manda a dire che la luna è tonda, il mare è alto e le stelle sono quattro". Rispose: “Bene...".

Guardò la cena e trovò mezza pagnotta, tre fette di carne e mezza ciotola di brodo. Allora disse alla serva: "Riferisci alla tua signora che c'era l'eclissi di luna, il mare era quasi prosciugato e le stelle erano solo tre". La serva ritornò dalla padrona e la informò: "Il viaggiatore dice che c'era l'eclissi di luna, il mare era quasi prosciugato e le stelle erano tre”. Allora la padrona esclamò: "Hai rubato la cena allo straniero!". La serva negò. "Come?" disse la padrona. "Ho mandato quattro fette di carne e il viaggiatore di che che erano tre! Ho mandato una pagnotta e una ciotola piena, ma solo metà gli è giunta!”. Quando me ne sono andato via, la padrona stava ancora battendo la serva...

venerdì 28 febbraio 2025

giovedì 20 febbraio 2025

Bevande arabe tradizionali


Il caffè arabo 

Il caffè , uno dei simboli dell'ospitalità araba, è normalmente arricchito con spezie come cardamomo, cumino, chiodi di garofano e zafferano; viene servito versandolo dalla dallah , la classica caffettiera araba decorata con oro o argento, in tazzine senza manici chiamate finjaan. La parola araba "gahwa" o "qahwah", da cui deriva la parola "caffè", significa “forte" e siccome questo caffè è davvero molto forte, è consuetudine servirlo con datteri che aggiungono dolcezza.

Karak chai

Il tè Karak o Chai Karak è un tè molto popolare negli Emirati Arabi Uniti. E’ una bevanda piccante e calda, una varietà locale di tè masala, che si ottiene infondendo foglie di tè con erbe e spezie indiane. Può essere preparato con cannella, zenzero, finocchio, cardamomo. 

Jellab ( gelatina)

Una bevanda araba rinfrescante, molto gettonata nelle calde serate estive è il jellab, preparata con sciroppo di datteri o  melassa d'uva e acqua di rose con aggiunta di acqua e ghiaccio. Talvolta guarnito con pinoli e uvetta. Il qamardeen, è una bevanda densa a base di pasta di albicocche secche, molto comune nelle case arabe. Specialità consumata durante il Ramadan.

Laban

Questa bevanda ricca e cremosa a base di latte fermentato, si può bere da sola o aromatizzata con datteri frullati, acqua di rose, fiori d'arancio o spezie come lo zafferano e il cardamomo. Abbastanza salutare da essere inserito nei programmi dietetici per il suo alto contenuto di proteine, il laban è usato , nelle caffetterie moderne, come base aromatica per creare bevande fantasiose

Succhi freschi

Anche se non si tratta di una bevanda strettamente araba, la limonata alla menta è molto popolare. C'è poi il tamar-hindi, che si ottiene unendo un pestato di tamarindo con acqua, zucchero e succo di limone. Questa bevanda, dolce al punto giusto, seppur con una nota pungente,  veniva tradizionalmente servita in tutto l'Oriente dai venditori ambulanti. Altri succhi freschi, come quello all'anguria, al melone, all'ananas e alla papaia, sono molto comuni nei menù di bevande e a volte vengono frullati con latte di cammella o laban per creare una specie di frappè denso e cremoso.

Succo di carruba

E’ preparato con baccelli di carruba essiccati o melassa con aggiunta di zucchero e acqua. È considerato benefico per la salute e contiene molte vitamine e minerali.

Qamar al din 

Bevanda densa dal sapore vivace è tradizionalmente preparata con albicocche secche, poiché si ritiene che abbiano un sapore più ricco di quelle fresche. Si aggiunge poi acqua di rose o acqua di fiori d’arancio. Questo succo o nettare è popolare in tutto il Medio Oriente e nel Nord Africa durante il Ramadan.

Souba

Questa bevanda, molto popolare nei Paesi Arabi, è cocco grattugiato lasciato qualche ora a bagno nel latte, amalgamato poi con vaniglia, amido di riso e zucchero. E' venduta durante il Ramadan negli angoli delle strade insieme a street food dopo il tramonto.


domenica 5 gennaio 2025

"Ho dipinto la pace" di Talil Sorek

Questa poesia è stata scritta nel 1973 da Talil Sorek, una ragazza israeliana,  che all'epoca aveva solo 13 anni e stava vivendo la guerra dello Yom Kippur (un conflitto armato combattuto dal 6 al 25 ottobre 1973 in cui furono coinvolti Egitto, Siria e Israele).Dal testo si evince l’orrore degli scontri, delle opposizioni e delle guerre che, da decenni, regna nell’area del Medio Oriente (dalla Palestina all’Iran). Talil Sorek, attraverso i colori “molto freddi” evidenzia lo strazio provocato dalla guerra, mentre con i “colori brillanti, decisi e vivi” esprime il desiderio di una pace che consenta la speranza di un sereno futuro.Il componimento, che ottenne un premio nel 1975 e divenne famoso in tutto il mondo, è caratterizzato dalla contrapposizione guerra – pace. 

Visto l'attualità del tema ho pensato di riproporla in questo blog nella speranza che questo nuovo anno porti un pò di pace.

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per le sabbie ardenti,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.



lunedì 28 ottobre 2024

Conoscere il Marocco attraverso i libri

Ci sono persone che prima di un viaggio in un paese sconosciuto, amano informarsi sulla sua cultura, sui suoi usi e costumi e c’è chi invece, si affida ai libri proprio perché, non potendo viaggiare, ha la possibilità di conoscere un paese lontano…ad esempio il Marocco. Questa è la classifica dei primi 10 libri che aiutano a conoscere questo paese. 


           1-Marocco - di Tahar Ben Jelloun 


Ben Jelloun descrive, con dovizia di dettagli, la vera essenza del paese, da Tangeri fino a Casablanca, Fès e Marrakech, lungo i sentieri dell’Atlante, tra le kasbah del deserto e la sperduta pianura di Chaouia portando il lettore nel cuore del Marocco, in un viaggio interiore ed esteriore, fisico e spirituale.



                                    2 - Le voci di Marrakech di Elias Canetti


Elias Canetti, scrittore bulgaro vincitore del premio Nobel, trascorse a Marrakech alcuni mesi nel 1954. Durante questo suo soggiorno, scrisse le pagine di questa stupenda opera di narrativa. Il libro traccia una sensazionale panoramica della città berbera, di cui vengono descritti scene di vita quotidiana, suoni, colori, odori e pensieri. Infatti, vagando tra i contorti vicoli del souq e ammirando il vorticoso movimento di Piazza Jemaa el-Fna dal famoso Cafè de France, lo scrittore riscopre il piacere della vita.


                                 3 - Il tè nel deserto di Paul Bowles

Paul Bowles si innamorò del Nord Africa durante un viaggio in Marocco, Algeria e Tunisia. Ma sopratutto era particolarmente legato al Marocco e lo dimostra la sua scelta di andare a vivere a Tangeri. Proprio qui scrisse” “Il tè nel deserto” che è considerato il più grande capolavoro del genere. La storia narra di una coppia americana che, durante un viaggio nel deserto marocchino, finirà per ritrovare se stessa tra villaggi berberi, dune di sabbia e cieli stellati.


        4 - Il cantastorie di Marrakech di J R. Bhattacharya

Uno dei libri ambientati in Marocco più suggestivi e originali, è “Il cantastorie di Marrakech“ dello scrittore indiano Joydeep Roy-Bhattacharya. E’ un avvincente romanzo giallo ambientato nel cuore della città rossa dove il protagonista Hassan, è uno dei tanti cantastorie che popolano la magica Piazza Jemaa el-Fna.


           5 - La terrazza proibita   di Fatema Mernissi


Fatema Mernissi è una delle più influenti figure femminili del mondo arabo. Nata e cresciuta nel 1940 in un harem di Fès, la scrittrice e sociologa marocchina descrive , in questa biografia, la sua vita con grande coraggio e determinazione. Un libro straordinario che ci descrive l’importanza dell’emancipazione femminile, ma anche delle antiche tradizioni.


        6 - I Tuffatori di Casablanca di Rosita Ferrato 

“I tuffatori di Casablanca” è probabilmente il  libro che fornisce l’idea più nitida del Marocco di oggi trasportando il lettore nelle storie della gente comune e le pagine sono arricchite da fotografie dell’autrice e splendide illustrazioni dell’artista Paolo Galetto.


      7 - Ultimo Tè a Marrakech di Toni Maraini


In questo libro ci vengono raccontate 14 storie sul Marocco, ognuna delle quali ci trasporta in una realtà diversa. Toni Maraini ( sorella di Dacia Maraini) ha vissuto in questo paese dal 1964 al 1986, e in questi 22 anni ha imparato a conoscere e apprezzare una realtà tanto affascinante quanto complicata. Pertanto, dopo aver incontrato pescatori, anziane donne e ambigui personaggi, si ritroverà a contemplare la piazza di Marrakech e fornirci una chiara visione d’insieme di un paese estremamente variegato.


                            8 - La casa del califfo di Tahir Shah

“La casa del califfo”  è un libro sulla cultura marocchina. Tra le pagine di questa biografia si scoprono le mille contraddizioni di questo paese e della sua gente. Ma la particolarità di questo libro è il fatto che l’autore è uno scrittore inglese di origine afghana, che da Londra ha deciso di trasferirsi a Casablanca con tutta la famiglia.  L’autore si confronterà così con una realtà complessa, tra islamismo e tradizioni africane. Nonostante un primo periodo di difficile integrazione, Tahir troverà finalmente la pace a Casablanca, nella città che ora può finalmente chiamare “casa”.

    9 - Una sconosciuta a Tangeri  di Christine Mangan 

In questo libro ci si tuffa nella Tangeri degli anni ’50, città di stranieri, avventurieri e delinquenti occidentali. La scrittrice ci racconta di Alice, una donna americana che, trasferitasi a Tangeri, si sposa con John. A una trama fatta di ossessioni, gelosie e manipolazioni, fa da sfondo la misteriosa Tangeri di quegli anni.


                             10 - La valle delle casbah di Jeffrey Tayler

Si tratta della testimonianza di un’incredibile avventura di viaggio fatta dall’autore: percorrere l’intero corso del Draa a dorso di cammello. In un viaggio lungo la cosiddetta Valle delle mille Kasbah, in compagnia del beduino Hassan e di un trio di cammelli, si scopre la magia più autentica del Marocco. Un viaggio, quello di Tayler, nella grande ospitalità berbera, tra le suggestioni del deserto e i cortili delle vecchie kasbah.



Fonte: https://www.archetravel.com/blog/libri-marocco/

venerdì 23 agosto 2024

Abbigliamento nel mondo arabo tra passato e presente: kachabia


La kachabia (qashabiya) è un tradizionale indumento invernale berbero simbolo degli Altipiani dell’Algeria. Viene realizzata principalmente nel cuore di Djelfa e nei suoi dintorni, ma è presente anche nelle regioni orientali del Marocco, nell'Aurès e in Tunisia. Questo lungo cappotto, dotato di cappuccio, si differenzia dal burnus per la presenza delle maniche e della chiusura ed ha resistito alla prova del tempo senza subire la minima variazione, nonostante la concorrenza di  capi d’abbigliamento con stili , aspetti e colori sempre più attraenti. Confinata a lungo solo nelle regioni rurali e negli ambienti nomadi, la kachabia si è poi imposta nelle cosiddette “aree urbane sedentarie” e si è affermata tra notabili, dirigenti, leader aziendali, funzionari e personaggi pubblici. Richiesta da giovani e anziani,  di diverse categorie sociali, è sfoggiata con orgoglio nelle occasioni ufficiali e nelle feste religiose.  E’ realizzata in pelo di cammello o lana di pecora  e i prezzi sono fissati in base al numero di ore impiegate per realizzare l'abito e al materiale utilizzato, infatti c'è una chiara differenza nel valore di una kachabia fatta con pelo di cammello "wabr", con lana di pecora o quella realizzata con prodotti sintetici . Pertanto, una kachabia di lana viene venduta a partire da 25mila dinari e il suo prezzo può raggiungere i 200mila dinari, o più, se interamente realizzata con pelo di cammello.

domenica 7 luglio 2024

Buon 1446!


                                            Oggi, è il 01/01/1446 -------- 07/07/2024

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venerdì 21 giugno 2024

Conoscere i Tuareg: le occupazioni



I Tuareg vivono spostandosi da un pozzo all’altro, allevando dromedari,  e coltivando palme da dattero che, insieme al latte di dromedario, costituisce il loro principale alimento.

Ogni cabila (tribù) ha le sue palme in oasi diverse in quanto la scarsezza di vegetazione rende necessari continui spostamenti per il nutrimento dei cammelli.

Quando per un motivo qualunque rimangono senza acqua, si seppelliscono fino al collo nella sabbia per evitare il disidratamento e, in casi estremi, sistemano i neonati dentro il ventre dei dromedari uccisi, per mantenerli idratati.

Quando qualcuno viene morso da una vipera, poiché il vaccino a causa del caldo spesso non fa effetto, lo scuotono per ventiquattro ore per impedirgli di addormentarsi.

I nomadi dedicano molto tempo alle conversazioni, bevono il the, ricordano il passato, coccolano i loro figli, organizzano matrimoni; ma tutto questo all’imbrunire, dopo che hanno completato tutte le loro mansioni che sono egualmente divise fra i vari componenti la comunità.

I ragazzi più grandi conducono il bestiame al pascolo, facendosi aiutare dai loro feroci ma preziosi cani. 

Le donne si occupano di tutte le faccende dell’accampamento:

montare la tenda che è costituita da un ambiente assai spazioso ricoperto da tappeti, provvedere al rifornimento di acqua attingendola ai pozzi con otri di pelle, lavorare il latte per produrre burro, formaggio, yogurt, macinare ed impastare la farina, tessere i tappeti ecc.

Gli uomini, invece, coltivano le arti marziali, si dedicano alla caccia e difendono la tribù.

Tra i nomadi tuareg del Niger c'é un'usanza che ha valore di vero istituto sociale, anche se affidato esclusivamente alla trasmissione orale:

la vita dei nomadi tuareg é legata alla mandria di bestiame e quando una famiglia, per disavventura perde il bestiame, e quindi si trova in grave difficoltà di sopravvivenza, un'altra famiglia che possiede una buona mandria presta alcuni capi di bestiame perché la famiglia in difficoltà possa ricostituire la sua mandria.

Tutto é regolato da norme precise e minuziose: passato il tempo necessario, i capi di bestiame vengono restituiti, senza alcun interesse.

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