venerdì 18 luglio 2014

Il significato del nome nella tradizione islamica


Nella società araba tradizionale ciascun individuo è distinto da un insieme di qualifiche che determinano molto precisamente la sua identità. Il "nome proprio", ricevuto alla nascita, non è che il primo degli elementi costitutivi del suo nome. Questi elementi, che possono essere molto numerosi,  sono:
• Il nome proprio (ism), o almeno ciò che oggi viene chiamato così. E' la sola denominazione dell'identità intima dell'individuo; per esempio: 'Alî, Fâtimah.
• Il nome di paternità (kunya): composto dalla parola abû (padre) o umm (madre) seguito dal nome del primogenito; per esempio: Abû-l-Hasan (il padre di Hasan), Umm Salama (la madre di Salama). Il nome di una figlia è menzionato solo raramente nella kunya; per esempio Abû Lubâba (il padre di Lubâba).
• Il nome di filiazione (nisba), indicante l'appartenenza tribale o il luogo di origine, di soggiorno o di decesso (città, regione, paese); per esempio: at-Tirmidhî (originario della città di Tirmidh). Una stessa persona può avere più di una nisba, per esempio: al-Qushayrî an-Nîsâbûrî (della tribù di Qushayr e della città di Nishapûr).
• Il soprannome (laqab), che può essere onorifico, legato alla religione o al potere (es.: 'Imâd ad-Dîn = il Pilastro della Religione). L'Islam vieta di imporre nomi o soprannomi peggiorativi, empi o ridicoli.
A questi elementi si può ancora aggiungere eventualmente la designazione del rito religioso, per esempio: al-Mâlikî (che segue la scuola giuridica malikita); oppure l'indicazione del mestiere esercitato; per es.: Farîd ad-Dîn 'Attâr (= il profumiere).
Ricordiamo che il nome completo del Messaggero di Allah è: Abû-l-Qâsim (kunya) Muhammad (ism) ibn 'Abd-Allah ibn 'Abd al-Muttalib (nasab) al-Hâshimî (nisba).
Il fatto di portare una kunya è visto come un segno di onorabilità, di rispetto o di affetto. Chiamare una donna con la sua kunya, piuttosto che col nome proprio, significa rispettare la sua intimità, onorandola al tempo stesso in quanto madre. 
Purtroppo, oggi il nome di filiazione (nasab) e il nome di paternità (kunya) sono sempre meno utilizzati, anche negli stessi paesi arabi. L'uso di un semplice nome proprio seguito dal cognome, si va via via generalizzando negli "stati moderni", nel tentativo di uniformare gli individui.
Un'altra usanza copiata dall'occidente consiste nel prendere, da parte della sposa, il cognome del marito. Nell'Islam la donna conserva la sua identità di nascita per tutta la vita, sia per preservare le sue origini che per salvaguardare il suo statuto personale.
E' a questo titolo che l'adozione (tabanni) non è riconosciuta dall'Islam. L'orfano gode nel diritto islamico di una protezione particolare, tuttavia non è equiparato al figlio biologico, e non gli viene imposto il nome della famiglia che lo accoglie, perché questo cancellerebbe le sue origini, e denaturerebbe la sua identità.

tratto da: http://www.islamicbulletin.org/italian/ebooks/nomi_arabi.pdf

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